Discriminazione a corpo libero
La perdita di popolarità del naturismo e il nuovo body shaming
Dopo tanti anni di svago balneare in piena libertà, abituato a sentir oscillare senza costrizioni il mio pendolino di Foucault e a lasciarlo volteggiare come un gamberetto in balia delle correnti, mi è difficile tornare a indossare le mutande anche solo occasionalmente, ma se è proprio necessario mi adatto senza fare storie.
Cioè, se per caso mi invitano a passare una giornata in compagnia su una spiaggia dove tutti portano il costume da bagno, me lo metto e partecipo alla festa. Non sono un'integralista naturista.
Ed è così che si comportano più o meno tutti quelli che praticano la FKK (Freie Körpe Kultur), la cultura del corpo libero, il naturismo. Sappiamo di far parte di una minoranza, di un'élite che in certi casi è costretta a rinunciare alla propria innocenza brada solo per assecondare gli artifici del pudore e della "decenza", responsabili di nevrosi, pulsioni represse e malizie.
A proposito di malizie, prima di proseguire è importante fare una distinzione.
I naturisti se ne stanno per i fatti loro, preferibilmente a distanza gli uni dagli altri se sconosciuti, gonfiano materassini e canotti, non ci sono ammiccamenti, doppi sensi o volgarità, e se hanno bambini li portano con sé, li fanno giocare con i sassi e con la sabbia, gli insegnano a nuotare. Un campeggio naturista o una spiaggia libera dove si pratica il naturismo sono uguali a una qualsiasi altra area balneare. Cambia solo che le persone sono nude e ci sono meno immondizie lasciate in giro.
I guardoni, gli scambisti, gli esibizionisti si raggruppano, tendono a invadere lo spazio altrui, attaccano bottone, si toccano i genitali (non succede quasi mai che una donna si masturbi in pubblico, di solito sono sempre gli uomini a dare spettacolo). In circostanze simili, anche se le persone sono nude e in riva al mare, non siamo in presenza di naturismo ma di gente che lo utilizza come pretesto per soddisfare un altro tipo di bisogni.
Bisogna avere bene presente la differenza. Questo articolo parla di naturismo, solo di naturismo, e non di chi ama fare del sesso un rituale pubblico e collettivo. Sono, come si può ben capire, due argomenti che non hanno molto in comune, eppure qualcuno ancora li confonde.
Molto popolare tra gli anni Sessanta e Settanta, il naturismo autentico ha progressivamente perso sempre più estimatori da quando la società occidentale, dopo la felice ed effimera stagione della rivoluzione sessuale, del femminismo e del pacifismo, ha adottato una prospettiva più superficiale iniziando a regredire su posizioni conservatrici e antiscientifiche.
Ormai il naturismo è praticato in prevalenza da persone di mezza età o decisamente anziane. I giovani, al contrario, per andare a farsi una nuotata esibiscono mutandoni che arrivano al ginocchio, e le ragazze sono poco propense anche al solo topless pur infilando tra le chiappe sottilissimi tanga la cui funzione coprente è abbastanza ridicola.
Ne derivano fenomeni curiosi.
Diverse volte, in aree espressamente riservate al naturismo, arrivano persone che decidono di non adeguarsi e restano col costume. Non è chiaro perché si sentano in diritto di farlo. Raramente qualcuno li redarguisce. In generale, il naturista è tollerante e non ha interesse a mettere in discussione le scelte di chi non la pensa come lui.
Purtroppo però non c'è reciprocità. Se andate in uno stabilimento balneare dove il costume è la norma e voi invece volete farvi un'abbronzatura integrale, dopo pochi minuti vi arrestano.
Questa disparità ci sembra scontata, e invece non ha senso. Bisognerebbe seriamente riconsiderare la questione, che poi sarebbe il semplice diritto di essere ciò che si è, il diritto di non vergognarsi del proprio corpo.
Impedire a una persona di stare nuda è body shaming, cioè una forma di violenza in cui si critica e stigmatizza un individuo sulla base delle caratteristiche del suo corpo.
Tra le obiezioni più comuni alla libertà di starsene senza vestiti, c'è il turbamento che un corpo nudo potrebbe suscitare, soprattutto nei bambini.
Io dico che se ti turba vedere una persona nuda forse sei tu il problema, perché quel corpo che ti mette così tanto a disagio è quasi identico al tuo. E sei sempre tu il problema se non riesci a spiegare serenamente e senza imbarazzo ai tuoi figli cosa sono e come funzionano gli organi riproduttivi. Se non sai neanche giustificare l'esistenza della tua stessa progenie, hai bisogno di aiuto.
Altri appunti vengono mossi sul piano dell'attrazione e dell'eccitazione sessuale.
L'unica volta che la mia amica Serena è stata in un campo naturista, i suoi conoscenti cercavano con garbo di distrarla perché lei non riusciva a smettere di fissare tutti i cazzi che le passavano davanti. Le ho detto di non farsi scoraggiare e di riprovare. Le prime volte ci si sente un po' nel paese dei balocchi, ma poi ci si fa l'abitudine.
Il mio amico Ivan mi ha invece confidato che lui proprio non potrebbe entrare in un posto dove ci sono anche donne nude perché avrebbe immediatamente un'erezione. Io ho cercato di rassicurarlo. È molto raro, ma capita che a qualcuno venga duro mentre se ne sta lì a prendere la tintarella. Non c'è comunque pericolo che come conseguenza le donne intorno comincino a dimenarsi e a rotolarsi per terra facendo le fusa e sollevando il sedere. Entro pochi minuti, gli sguardi divertiti dei presenti provocheranno una repentina timidezza e, per così dire, il caso si sgonfierà.
La mia proposta è di abolire i regolamenti che riguardano la superficie di epidermide da coprire e lasciare che al mare, sulle spiagge, nelle piscine, ma - perché no!? - anche al di fuori dei contesti balneari, ognuno sia libero di mettersi addosso quello che desidera, o anche di non indossare niente.
Mi rendo conto che è difficile così, tutto d'un colpo cambiare una mentalità, una consuetudine talmente vecchia che nessuno più neanche se ne ricorda l’origine.
Forse ci arriveremo, un giorno. Per il momento a me basterebbe che chi arriva su una spiaggia naturista si attenesse alle regole e si togliesse le mutande. Non perché a me dia fastidio che le tenga su, ma perché se una libertà non è estesa a tutti si chiama discriminazione.