Comunicare a distanza non è mai stato così complicato. Bisogna stare attentissimi a rispettare le preferenze del nostro interlocutore. Se non azzecchiamo il suo metodo favorito, è probabile che ci ignori o che sviluppi persino dell'ostilità nei nostri confronti.
Ci sono quelli che non rispondono mai al telefono e non chiamano. Non gli piace, dicono sia una dimensione che non gli è congeniale. Per fare quattro chiacchiere con loro dovete iniziare una lunga corrispondenza in chat. Quello che potreste risolvere in cinque minuti di conversazione può richiedere una giornata intera, perché non è mica detto che vi rispondano subito, anzi, scordatevelo.
A un certo punto hanno preso piede i messaggi vocali. Quando ho ricevuto il primo sono stato molto impacciato nella risposta, non riuscivo a essere spontaneo, facevo lunghe pause, balbettavo e, quel che è peggio, ero convinto che avrei potuto riascoltare prima di inviarlo e, se non mi fosse piaciuto, eliminarlo e ripetere l'operazione. Con orrore ho scoperto che non si può, almeno con i sistemi più diffusi.
Anche se siete velocissimi a cancellare, non avrete mai la certezza che il destinatario non sia già riuscito ad ascoltarlo.
Poi però ho cominciato a sentirmi più sicuro e li ho trovati abbastanza pratici. Una volta un mio amico armeggiava col telefono e l'ho sentito brontolare che gli stanno sul cazzo quelli che mandano i vocali. Si doveva essere dimenticato che anch'io gliene avevo inviati, e da quel giorno sono stato più cauto e parsimonioso.
Personalmente non ho preferenze particolari e cerco di adattarmi, ma è difficile riuscire a stare dietro a tutte le suscettibilità telematiche.
Alcuni proprio si arrabbiano e serbano rancore se non ci si adegua al metodo più pratico, veloce ed efficiente di mandare messaggi, cioè quello che loro stessi hanno stabilito.
Ci sono tante possibili combinazioni di insofferenze e predilezioni:
non telefonano ma ti intrattengono con lunghi monologhi vocali;
tengono il telefono acceso ma sempre silenzioso;
per dire poche parole registrano un videomessaggio, ma non visualizzano mai i messaggi scritti;
riempiono intere schermate di frasi spezzettate, però non sopportano i vocali;
per dirti ciao ti mandano un'email ma "no, non ho whatsapp, ci tengo alla mia privacy";
alcuni eccentrici non vogliono saperne dello smartphone, e se hai la necessità di fargli vedere una foto ti mandano via sms il numero di un amico che la riceverà per lui...
Non vorrei pensaste che sia tutta colpa della tecnologia moderna. Non c'entra niente.
Intorno al 1650 a.C. le truppe del generale Huan Wei Zhang furono sconfitte alle porte di Pechino perché un luogotenente incaricato di trasmettere la posizione del nemico coi segnali di fumo non si era attenuto alle istruzioni e aveva invece fatto partire un piccione viaggiatore che non era mai arrivato a destinazione. "Mi stanno sul cazzo i segnali di fumo" sembra avesse detto per giustificarsi il luogotenente prima di essere decapitato.
Filippide, l'ateniese che secondo Erodoto corse tutta la distanza da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria contro i persiani, non sarebbe morto stremato dopo aver dato la notizia se invece di intestardirsi a correre da solo avesse organizzato una staffetta.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nella cabina telecomunicazioni del cacciatorpediniere britannico Beansontoast IV giunse un messaggio via radio in cui una voce in evidente stato di agitazione indicava che entro pochi minuti un sommergibile tedesco avrebbe lanciato un siluro contro l'imbarcazione.
"No, non è questo il protocollo corretto per gli allarmi, riformulate la comunicazione in alfabeto Morse, prego" fu la risposta.
Nessuno fu deferito alla corte marziale perché non vi furono superstiti.
Nel futuro non sarà diverso. I dispositivi saranno integrati direttamente nel nostro corpo, realizzeremo la telepatia elettronica, la quantità e la qualità delle informazioni che potremo trasmettere saranno sempre più elevate, ci scambieremo dati e immagini con uno sguardo bionico o con un leggero tocco sulla pelle.
Eppure, nessuna velocità e mobilità riusciranno mai a schiodarci dalle nostre fissazioni.