Il San Nicolò di cioccolata
Auguri di Buon Anno da un vecchio Santo vestito di carta stagnola
La mattina del 6 dicembre, insieme ai regali che San Nicolò lasciava sulla tavola del soggiorno, trovavo anche alcune statuette solenni e bonarie. Il San Nicolò di cioccolata avvolto nella stagnola colorata è il mio più remoto riferimento estetico alle feste di dicembre. In un accesso di nostalgica golosità, quest'anno ne ho acquistato uno al supermercato. L'ho portato a casa e l'ho lasciato in un cestino a vegliare sui festeggiamenti.
Il 27 dicembre ho ritenuto che fosse arrivato il momento di spogliare San Nicolò dal suo vestito di alluminio e decapitarlo con un morso. È a causa di questo atto sacrilego che ora siete qui e state leggendo i miei auguri di buon anno nuovo.
Il sapore artificiale del prodotto - non lo chiamo cioccolato perché non ne aveva neanche l'odore - rispetto alla sua apparenza, che invece rassicurava le mie aspettative e la mia memoria, è una rappresentazione semplificata del rapporto che c'è tra realtà e finzione.
Ciò che vediamo non corrisponde ai fatti. Non riguarda solo l'informazione, le notizie, la politica, i grandi processi globali, ma anche le nostre relazioni personali.
Il nostro cervello ha cominciato a funzionare in un modo completamente diverso da come aveva fatto per secoli, per millenni. Anche se la televisione era già riuscita a scardinare i criteri di giudizio e la capacità di analisi oggettiva, mai come dopo la rapida espansione dei sistemi di messaggistica istantanea e dei social si era verificata una tale difficoltà a distinguere tra ciò che è e ciò che appare.
Prendiamo decisioni fondamentali per la nostra vita basandoci sul confronto con altre persone spesso sconosciute e con cui non abbiamo mai avuto un rapporto diretto; su informazioni di cui non conosciamo la fonte; su ciò che ci piace credere per rafforzare le nostre convinzioni già radicate.
Abbiamo piena fiducia che, sotto la stagnola colorata, ci sia davvero della cioccolata. Il problema è che, anche dopo che ci siamo accorti a nostre spese che la statuetta è fatta di qualche misterioso intruglio sintetico invece che di cacao, insistiamo nell'errore. Ci accontentiamo di ammirare l'involucro perché ci ricorda qualcosa di piacevole, e tolleriamo il contenuto scadente.
L'impressionante sviluppo dell'intelligenza artificiale aggiunge ostacoli grandissimi alla capacità di discernimento. Diventa sempre più difficile capire se ciò che viene trasmesso sui mezzi di comunicazione sia autentico o frutto di manipolazione digitale. Di conseguenza, è sempre più complicato formarsi un'opinione, e se non abbiamo opinioni è molto semplice imporcene una d'ufficio.
La manipolazione delle notizie era frequente anche ai tempi dell'informazione analogica, ma si poteva contrastare grazie a contro-inchieste investigative svolte da giornalisti la cui professionalità era riconosciuta, persone in carne ed ossa che si recavano nei luoghi, intervistavano testimoni, riportavano osservazioni di prima mano. Per quanto anche queste ultime potessero in qualche misura risentire delle opinioni del cronista, c'era sempre un fattore umano dal quale il lettore/spettatore poteva discriminare gli elementi di autenticità da quelli più sospetti.
Una foto, un video o una registrazione audio rappresentavano prove sufficienti a dimostrare delle responsabilità, a rendere di pubblico dominio comportamenti lodevoli o criminali, a far emergere scomode verità e storie stupefacenti. Le inchieste serie e con una marcata impronta umana si continuano a fare, ma non sappiamo ancora quanto a lungo anche i media più autorevoli potranno essere considerati fonti ragionevolmente attendibili.
D'altro canto, ci portiamo dietro un bagaglio sempre più pesante di nozioni, la maggior parte delle quali perfettamente inutili o superflue. Qualsiasi dubbio, curiosità o necessità di dati la possiamo immediatamente soddisfare con un motore di ricerca. La differenza con il reperimento di informazioni antecedente l'era dei computer di massa è abissale.
Uno stimolo dell'intelletto veniva dapprima filtrato dalle circostanze del momento: mi serve davvero sapere adesso cosa significa questo termine, cos'è questo oggetto, cosa è successo oggi in una provincia sperduta del Nepal? Poi, se la risposta era affermativa, annotavamo su un pezzo di carta il riferimento e continuavamo le nostre attività. Nel caso, una volta terminato quello che stavamo facendo, avessimo avuto ancora la curiosità di approfondire, iniziava una ricerca su dizionari, enciclopedie, vecchi giornali.
Se ancora non bastava, ed eravamo seriamente intenzionati a insistere, dovevamo uscire di casa e andare in biblioteca, in emeroteca, all'archivio comunale o a quello di Stato, oppure chiedere l'accesso a documenti sepolti presso associazioni, fondazioni, enti e società. E per fare tutto questo, era indispensabile avere a che fare con altre persone, guardarle in faccia, ascoltarne la voce e far sentire la nostra. Potevano nascere conoscenze interessanti, amori provvisori e amicizie eterne o viceversa.
I rapporti umani per fortuna sono ancora in auge, ma stanno prendendo una strana piega. Dobbiamo sempre essere raggiungibili. Se incautamente teniamo il telefono spento, facciamo subito sorgere sospetti, paure e ansie in chi vuole mettersi in contatto con noi. I messaggi scritti hanno sostituito gran parte delle conversazioni verbali. Si impiegano mediamente molte più parole su Whatsapp di quante non se ne rivolgano a voce, ma questo non significa che una conversazione in chat sia più fluida e rapida. Può capitare di aspettare una risposta per delle ore, o di non riceverla affatto.
Auguro a tutti noi, per questo nuovo anno in arrivo, di riuscire a usare meno ossessivamente i mezzi tecnologici che teniamo in tasca, di alleggerire lo zaino pieno di informazioni trascurabili che ci portiamo appresso, di recuperare il gusto del confronto faccia a faccia.
Per fare tutto questo bisogna essere disposti a rinunciare alla velocità. È tutta una questione di velocità. La velocità giusta per vivere è quella che siamo in grado di sostenere senza abusare della tecnologia. Se nel 2024 ci muoveremo un po' più lentamente, forse riusciremo a trovare della vera cioccolata sotto la stagnola.