Anch'io sono andato a vedere "Povere creature", e non vorrei parlare qui del film. Ma qualcosa dovrò per forza dire, perché la scena cui ho assistito in sala riguarda il contenuto della pellicola.
Durante l'intervallo mi sono alzato per andare a prendere i pop corn e nelle prime poltrone della mia fila ho notato un po' di agitazione.
In realtà ad essere agitata era solo una persona, una mamma che aveva accompagnato due ragazzine adolescenti a vedere il film, non so se due sorelle o una figlia con l'amica.
Loro due ridacchiavano sgranocchiando pop corn spalmate sulle poltrone rosse mentre questa donna, adulta ma giovane, quarant'anni al massimo, tutta inalberata, seduta di sbieco sul bordo del sedile, sembrava molto indignata.
"Ma che film siamo venute a vedere? State scherzando? È un'oscenità, è indecente, adesso ce ne andiamo via!"
Ho scambiato uno sguardo di complicità con le giovincelle, erano imbarazzate dallo show della mamma che parlava a voce alta e attirava tutti gli sguardi nella loro direzione.
Nel film la protagonista è molto disinibita - ma questa è proprio l'essenza del racconto - e si masturba in pubblico, e si fa chiavare in tutte le posizioni da molti uomini diversi.
C'è molto di più, naturalmente, gli atti sessuali sono solo funzionali alla rappresentazione del totale candore del personaggio, della sua natura infantile e giocosa.
Ho preso i pop corn, una confezione piccola, la più piccola che c'era ma con cui si sarebbe comunque potuto far sgranocchiare tre persone, e sono tornato in sala.
Ormai mancava un minuto all' inizio del secondo tempo, e le tre erano ancora lì sedute a discutere.
Silenziosamente tifavo per le due ragazzine. Loro sapevano benissimo che il film conteneva alcune scene erotiche, e figurarsi se ne erano rimaste turbate. Col porno ormai accessibile da qualunque telefono, penso non abbiano subito traumi assistendo alle pur convincenti simulazioni di Emma Stone.
Quella che aveva davvero bisogno di educazione sessuale era la mamma, questa donna sopraffatta dall' imbarazzo, incapace di aprire un dialogo sincero sulla sessualità con le sue ragazze mentre bollava col marchio censorio un'opera che può piacere o no, ma il cui valore artistico è evidente.
Nondimeno, la mamma che si scandalizza e vuole impedire a delle giovani in piena fioritura di esplorare l'erotismo e la sua estetica, mostra come tutte le lotte di liberazione sessuale, di emancipazione e scoperta del proprio corpo debbano essere urgentemente riprese prima che le nuove generazioni siano di nuovo esposte agli stessi tabù che incatenavano le nostre bisnonne.
Io comunque in questo episodio ci vedo relazioni dirette con la chiusura dei consultori, con il bigottismo istituzionale, con la violenza sulle donne.
Prima che le luci si abbassassero di nuovo, la donna si è alzata e ha cominciato ad andarsene. Le ragazze non si muovevano, cercavano di resistere. Lei si è voltata, un' occhiata eloquente, un gesto perentorio. Hanno raccolto i giubbotti e l'hanno seguita. Sono uscite ed è cominciato il secondo tempo. Povere creature.